martedì 4 ottobre 2011

La sottile linea bianca


Un pò per abitudine, un pò per divertimento, comincio i miei post con un colpo ad effetto. Qualcosa che incuriosisca il lettore al punto di arrivare al termine dei miei post, cercando di comprendere cosa si nasconde tra queste bianche pagine virtuali.
La linea bianca che da il titolo a questo nuovo intervento (e che in qualche modo vuol essere una personalissima citazione cinematografica) è quella di un campo da gioco. Eh si... quella che divide i titolari dalle riserve.
Complice una telefonata ricevuta pochi minuti prima di andare a cenare, mi sono immaginato come uno di quei calciatori che, dopo tanta gavetta nei campetti di periferia, e dopo minuti interminabili di riscaldamento, è lì, nel punto esatto in cui il campo di calcio è diviso a metà. Pronto, oltre quei pochi centimetri di gesso, ad entrare il campo e rendere reale il proprio sogno.
Ecco... difficilmente il sottoscritto debutterà in serie A, otterrà una citazione su qualche noto quotidiano sportivo, o vedrà la propria faccia sorridente su un album di figurine. Ma il sottoscritto, a breve, comincerà a "giocare sul serio". Anni trascorsi a sudare su un libro di dizione, del quale ho imparato anche la nota più illeggibile. Ore, interminabili, ad esercitarmi. Giorni trascorsi a rincorrere un sogno, passando per quell'anticamera chiamata (spesso con un'accezione negativa che proprio non comprendo!!!) gavetta.
Ed il sottoscritto si sente onorato di aver fatto, in 13 anni, altrettanti giorni di gavetta. Ripensando a quel 1998 in cui decisi, tra le risa e lo scetticismo altrui, di fare l' artista di mestiere, mi vedo cambiato completamente. Rispetto al passato molti chili in meno, una look finalmente decente e qualche capello bianco in più. Per fortuna il tempo non ha segnato il mio entusiasmo. Quello con cui affronto ogni giorno una professione da cui non smetti mai di imparare. Il confronto, la crescita, la prospettiva. Parole che spaventano tutti quelli che, alla fine de mese, pensano agli zeri sulla busta paga.
Non essendo un top player, e vivendo nell'amletico dubbio del "lo sarò mai?", penso solo a dare il massimo, per l'ennesima volta. E' la sola cosa che so fare. Non sono un fuoriclasse, ma uno bravo a sudare la maglia che indossa.

Nessun commento:

Posta un commento