mercoledì 18 aprile 2012

Il gioco delle onde

... Lento. Scorre il mare sotto i miei piedi. La linea dell' orizzonte si confonde in questa notte senza stelle. Quasi che il cielo volesse esprimere la propria malinconia. I piedi ben piantati nella sabbia. Lambiti da quello scorrere placido. Non s' avverte il freddo. Si è troppo impegnati a concentrarsi. Un gioco. Quasi dimenticato. Lasciato lì ad impolverare. In quella valigia di cartone che lasciamo in soffitta. E che tiriamo giù nei momenti di malinconia. Quelli in cui pensi a quanto esser bambini era meraviglioso. Quando un sorriso t' arricchiva il volto dal tramonto all' alba. Quando una mano si stendeva sulla guancia, se questa veniva sfiorata da un paio di labbra. Quando bastava nulla per farti comprendere quanto fosse speciale la vita. Chiudo gli occhi. L' alluce. Poi la pianta. Infine il tallone. I piedi affondano in quella poltiglia che sa di mare. Giusto un attimo. Il tempo in cui le tue orme si fissano sulla battigia. Un passo indietro e resti lì. Ad ammirare quell' opera d' arte che hai appena realizzato. E sorridi soddisfatto. Un sorriso che si spegne lentamente. Con la stessa interminabile lentezza con cui il mare chiama a sé quelle orme, indicando loro la via. E' lì che chiudi gli occhi. Rifletti. E chiedi a quelle orme di raggiungere una destinazione. Affidando loro un pensiero. Non v'è bussola o stella polare ad indicare la via. Mare. Che segna la rotta. Che cancella distanze. Che rende i sogni tangibili. E le follie con loro. Affido al mare il mio pensiero. Sperando giunga a te prima dell' alba. Proprio nell' istante in cui i sogni prendono forma. E si realizzano...

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