lunedì 25 luglio 2011

Il segreto è nella bussola


Di solito per cominciare un post cerco il 'colpo ad effetto'. Una citazione, un aforisma, la strofa di una canzone. Questa sera a darmi l'ispirazione è un oggetto. Una bussola. Si... avete letto bene... proprio quell'aggeggio in disuso che segna sempre il nord. Non è solo una questione geografica. Per me il nord vuol dire guardare avanti. Avere degli obiettivi, mete (in senso letterario ed anche figurato) da raggiungere, posti da vedere, situazioni da vivere, emozioni da provare, storie da raccontare. E fare tutto questo non pensando troppo a quello che è stato, né riflettendo troppo su ciò che sarà. Puntare lo sguardo verso l'orizzonte, lasciandosi trasportare da tutto ciò che, intorno, ci accompagna nel viaggio. Ricordando ogni istante che si vive e non vivendo di ricordi. Assaporandosi ogni istante ma con la mente proiettata a quel che sarà. Lasciando da parte i ricordi, specialmente a quelli brutti ed affrontando la vita col sorriso. Perché, racconta un grande attore, tale Charlie Chaplin, un giorno senza sorriso è un giorno perso.
Dopo questo riferimento cinematografico, Rifletto su quanto scritto. In fondo, tutto questo, è ciò che ho scelto di fare da un pò di tempo. Non ho tempo per piangermi addosso. Ho troppe cose da vivermi intensamente, per conservarmi un sorrisso per un'altra occasione. E poco importa degli ostacoli. Qualcuno lo potrò aggirare. Qualcun altro l'affronterò di petto e lo supererò. Ho deciso di diventare un navigatore solitario su una zattera, forse troppo piccola, ma grande abbastanza da contenere me, fogli bianchi da riempire di storie, qualche ricordo ed una bussola. Già... la bussola. Quella indica sempre il nord!

lunedì 18 luglio 2011

Il bambino con l' aquilone


"I miei sono attaccati ad un aquilone che vola sempre alto, ma prima o poi arriverà la folata di vento che me li riporterà a terra, così che possa afferrarli". Contrariamente al solito, questa volta non cito nessuno e mi creo da me la frase con cui scrivo questo post. Ripenso ai miei sogni, alle mie aspirazioni professionali ed a quanto ho fatto finora affinché questi sogni cominciassero ad avere sostanza, dopo aver preso forma qualche anno fa. E in quello "specchio dei ricordi" rivedo me bambino (appena 17 anni!!!) con qualche chilo di troppo, un bel pò di barba in meno e neanche l'ombra di un capello bianco. Che poi la sfumatura brizzolata non fa vecchio. Tutt'al più ti da quell'aria vissuta che tanto piace (a proposito... piace?). Ma soprattutto, aggiunge un pizzico di saggezza alla tua vita. Ops... digressione sul look non prevista. Dicevo... 13 anni fa decisi di diventare un attore. Scelta ardua, difficile, forse folle. Ma comunque una scelta. Per anni ho visto i pro di una professione della quale m'innamoravo giorno per giorno. Ho sentito, raramente, il gusto del successo. Più volte, il sapore acre della sconfitta. Fortuna che qualche anno fa una persona molto saggia mi disse "porta sempre con te un cucchiaino d'argento... ti servirà ad addolcire i bocconi amari che ti riserverà la vita". Quell'argentea posata ha ormai fatto amicizia col mio palato. Passa il tempo, ma non quella voglia matta di tener fede ad una promessa fatta, a me stesso, in una notte in cui solo le lacrime riuscivano a tenermi compagnia.
365 giorni fa ho cominciato un'avventura fantastica... che in qualche modo ha segnato la mia esistenza e con la quale ho scritto un capitolo nuovo della mia vita professionale. Una vita professionale che mi ha permesso di mettere da parte i problemi di una vita, quella privata, che più o meno di questi tempi cominciava a vedere strapparsi delle pagine importanti.
Stasera un'amica mi dice che sono bravo, che questo è il mestiere che fa per me. Ed io le dico che dopo l'estate mi darò da fare per rendere concreti i miei sogni, per dare un senso a tutti quei sacrifici, quelle rinunce, quelle sconfitte che hanno segnato la mia vita. Le dico "I miei sono attaccati ad un aquilone che vola sempre alto, ma prima o poi arriverà la folata di vento che me li riporterà a terra, così che possa afferrarli". Poi ci rifletto... e se aspettassi quella folata di vento giusta che darà la forza giusta all'aquilone per trascinarmi via con sé? Solo il tempo ha la risposta. Per ora alzo gli occhi al cielo... e sorrido.

giovedì 7 luglio 2011

Solo una questione d'ispirazione!!!


Deve essere una sorta di "legge del contrappasso". Si... come quella raccontata da Dante. Sere in cui scriveresti un intero romanzo e sere in cui, per contrappasso, i pensieri si smarriscono lungo quel "pezzo di strada" che collega il cervello al braccio, e di lì alle dite e ancora, con un ultimo sforzo, ai polpastrelli. Anatomia umana a parte, in questi giorni ho disfatto questo post più e più volte. Per cercare di "espiare i miei peccati" (mi perdoni sor Dante, ma già che ci sono, stasera il plagio lo dedico a lei!!!) ho provato di tutto. Il sottofondo musicale "giusto" (che poi tanto giusto non si è rivelato!!!), scavare nella scatola dei ricordi (quella mentale, ma soprattutto quella materiale... piena di polvere ma anche di cose che credevo perdute da tempo e che invece sono lì, invecchiate insieme a me!!!). Infine ho chiesto alla mia musa ispiratrice di fare il suo dovere. Un laconico sms "Sono al mare... ne riparliamo dopo il weekend", ed eccomi errante in questa selva di parole che cercavano la retta via (ho già chiesto scusa a Dante... ma repetita juvant... Sorry mr. Alighieri!!!).
Poi succede che passi questa afosa serata con un bambino di 9 anni, affacciato ad un balcone. Lui che disserta della sua giornata al mare ed io che mostro interesse (giuro... non fingevo!!!). D' un tratto il saggio in miniatura solleva gli occhi al cielo e, stupito, mi dice "Guarda quante stelle". Eureka!!! (non so a chi frego la citazione... ma ci sta tutta!!!) Ecco la risposta... le stelle. Caro Socrate tascabile devo lasciarti ai tuoi discorsi, perché questo momento non arriverà un'altra volta. Il mio campo visivo si restringe a quei piccoli puntini luminosi che, sentendosi tirati in ballo, cominciano a reagire. Me ne accorgo dalla luce che emanano, da quel brillare ad intermittenza, quasi stessero discretamente sorridendo. Magari con una mano davanti alla bocca, per non farsi scoprire. Un cenno di saluto, un profondo respiro e poi comincio a parlar loro. "Non sono un poeta e nemmeno uno scrittore. Ma ho una tela bianca che vuole essere macchiata di parole". Qualcuna m'ignora. Qualcuna mi deride. Qualcuna è impegnata ad indicare la rotta ad una zattera dispersa. Qualcuna, invece, deve illuminare il cammino di chi esce adesso dall'oscurità. Soltanto una mi degna di risposta. E' piccola, brilla appena, ma la sua luce discreta mi regala ugualmente un'emozione che non provavo da tempo.
Decide di assecondare la richiesta di un raccontatore di storie che non ricorda più come si fa a giocare con le parole. Si spegne per un lunghissimo secondo, poi torna a splendere e lo fa lasciando cadere su di me una polvere che credevo fosse solo oggetto di favole e racconti. Invece esiste. La sento in ogni molecola di me. Ed è una strana sensazione. Di quelle finite nella scatola dei ricordi (quella mentale!!!). I momenti belli della mia vita riaffiorano uno dopo l'altro, storie che si intrecciano. Sorrisi e bronci che si scontrano. Un formicolio alla mano sinistra. Un presagio nefasto o, più semplicemente, la voglia di scrivere una nuova storia. Come quella che, da stasera, torna a sporcare queste pagine. In fin dei conti... è solo una questione d'ispirazione.

lunedì 4 luglio 2011

La valigia dell' attore


Avrei dovuto scrivere questo post 24 ore fa. Subito dopo gli applausi. Subito dopo la calata del sipario. Subito dopo aver recuperato tutti gli oggetti di scena, appallottolato i costumi in camerino ed aver ringraziato ogni singolo spettatore. Ma avevo bisogno di assaporare quel momento, di godermi la mia compagnia teatrale, le risate post spettacolo, per poi mettermi qui e annotare sul mio diario virtuale, quanto successo in questo weekend che non dimenticherò mai.
"Confusioni", brillante commedia in 5 episodi di Alan Ayckbourn, è il titolo dello spettacolo portato in scena con i ragazzi del e-laboratorio del Theatre de Poche, fucina di talenti del palcoscenico, in quel di Napoli.
Ci sarebbe da raccontare delle prove tecniche, di quelle di memoria, del "mi raccomando, qualsiasi cosa succeda andate avanti!!!" del regista, di costumi di scena tanto belli quanto surreali, di stanchezza e sudore dopo ogni replica, di applausi e commenti divertiti e di abbracci e commozione, ben celata, dopo l' ultimo inchino di fronte al pubblico.
Potrei raccontare tutto questo, ma preferisco appuntare su questo mio taccuino virtuale tutto quello che, di questa esperienza, porterò con me nella valigia dell'attore. Eh si... quello che pensavo fosse solo una romantica citazione di cantori, o suggestivo incoraggiamento degli addetti ai lavori, è in realtà qualcosa di fantasiosamente concreto. Da ieri quella valigia, che trasporto ormai da 13 anni, si è fatta più pesante. In quell'invisibile (solo ad occhi poco attenti!!!) bagaglio ho riposto metaforiche maschere che non avrei mai creduto di poter indossare. Immaginifici abiti di scena, che con l'aiuto del regista e degli altri attori del cast, ho pian piano ritagliato e cucito addosso a me. Prima di chiuderla, ho lasciato cader dentro qualche granello di polvere del palcoscenico. Avevo bisogno che quella magia che solo la scena sa dare, rimanesse sempre con me e mi guidasse in quel viaggio che, da ieri notte, ho ripreso verso chissà quale destinazione. Le ultime righe di questa pagina bianca le voglio dedicare a coloro che, tenendomi per mano, si sono inchinati di fronte al pubblico. A Peppe, Serena, Antonio, Anna, Barbara, Simona, Leda, Franco, Arturo, Viola, Noemi, Laura, Stefano, Amelia, Vittoria, Giorgio e Titta. Compagni di un viaggio appena cominciato e che, mi piace romanticamente pensare, non finirà mai!!!