giovedì 13 ottobre 2011

Il mito di Kasparov... e quello di Zeman!!!


Era il 1999 quando Garri Kasparov riuscì a rendere immortale una partita di scacchi. Dato ormai per spacciato, lui riuscì a vincere ed a rendere epica una sua partita.
Di scacchi so poco o nulla. Differenza tra bianchi e neri, con conseguente scelta del colore che (pare!!!) identifichi il carattere, l’esistenza del Re, dell’Alfiere (figura a me tanto cara!!!) e dello strano movimento ad elle (si si proprio così… a L) del cavallo.
Garri Kasparov riusciva a tenere in pugno la partita con strategie che cambiavano in corso d’opera. Era in grado di sferrare un attacco nell’istante esatto in cui l’avversario dava un barlume di cedimento. Aveva un solo obiettivo, la vittoria.
Con mister Kasparov ho davvero poco in comune. Non sono tipo da strategie, tanto nel gioco quanto nella vita. Ogni singolo movimento, gesto, pensiero, parola o quel che sia, non ha un fine ultimo, uno scopo, un traguardo. Qualcuno parla di casualità, qualcun altro, come il sottoscritto, preferisce parlare di “attimo eterno”. Eh già… godersi ogni istante, viverlo in pieno, cercando di cogliere quei particolari invisibili all’intelletto umano che riescono a dar valore, nella propria semplicità, alla vita.
Mi sovviene un personaggio che, nella vita quanto nel gioco, sembra adottare questa filosofia. Zdenek Zeman, boemo di nascita, italomeridionale d’adozione. Uno che crede fermamente che la miglior difesa è l’attacco, uno che sarebbe disposto a rinunciare alla panchina più prestigiosa, pur di non mollare il suo credo tattico. Un 4-3-3 che fa divertire il pubblico, uno di quelli che ti fa perdere una partita 5-3,nella quale non contano le reti al passivo, ma solo quanti palloni riesci ad insaccare nella porta avversaria. Onore a te, taciturno tecnico, alla cui coscienza Venditti ha dedicato una canzone. Se riesco ad assaporare ogni istante della mia vita, riflettendo poco o nulla su quello che verrà, parlando sempre tanto al presente e poco al futuro. Se riesco ad essere lungimirante, non guardando oltre i 90 minuti, lo devo a te. Non me ne voglia Kasparov con le sue tecniche imbattili, le vittorie memorabili, le partite leggendarie. Preferisco una gara all’attacco. Se perdo poco importa. Non conta il risultato, ma quanto sudore lasci sulla tua maglietta.

Nessun commento:

Posta un commento