domenica 9 dicembre 2012

Confessioni notturne con Alda Merini

"Vede signora Alda... come dice? Certo. Diamoci pure del tu. Così per lo meno smetto d' essere emozionato. Vedi Alda è... complicato. Si... il termine giusto è quello. Complicato. Parlar di donne. Di sentimenti. Svelarsi. Mettersi a nudo. Macchiare con l' inchiostro della propria sofferenza una pagina bianca. Ancor di più è difficile guardare negli occhi una donna e parlare di argomenti del genere. Non la sto sottovalutando. Pardon... non ti sto sottovalutando. Dico solo che spesso noi maschi crediamo sia un attentato alla virilità dirsi innamorati. Sarò pure poco virile cara Alda, ma certi sguardi non mi lasciano certo indifferenti. Siano pure soltanto le posizione plastiche di un dagherrotipo. Come dici? Ah giusto... fotografia. E' che la parola dagherrotipo mi fa sorridere. Dicevo... spesso gli argini del mio essere non riescono a contenere quel fiume in piena di sentimenti. E t' assicuro che è difficile metter su una maschera e far finta di nulla. Abbassare gli occhi sperando che passi quell' immagine con la stessa rapidità di un fulmine. Poi ti ritrovi seduto alla tua scrivania. Di notte. Col cielo lì fuori, che sembra permeato di parole ch' aspettano di pioverti addosso ed esser sistemate lì, su quella pagina bianca. Per quanto mi sforzi di dar loro una posizione divera, vien fuori sempre quel ritratto. Quel volto cui non riesco a voltare le spalle. Quegli occhi che sembran spilli pronti a colpire la parte più nascosta di me. E quel nome che riecheggia come un vento lontano. La tua sigaretta è arrivata al capolinea. Sei poco loquace Alda. Ma dai tuoi occhi traspaiono risposte ch' attendevo da una vita. Va pure. Metto a posto io..."

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