martedì 13 marzo 2012

Omaggio a Miles...


"Mi conceda questo ballo madame". Lei quasi non se lo aspettava. Eri distratta. Troppo presa da quella sua maledettissima sigaretta. Le arrivò di spalle. Il capo proteso quasi a sfiorarle la spalla. Un leggero sussulto. Poi lo guardò. Tutto ciò che aveva sempre desiderato era lì, a pochi centimetri dal suo volto stupito. Due occhi che le trapassarono da parte a parte, le attraversarono l'anima. Dolce fu il ritorno alla normalità, sancito da un sorriso. Abbandonò la sua mano destra in quella di un estraneo che sapeva di conoscere da sempre.
Miles ci mise del suo. Cominciò a suonare "Kind of blue" e lo fece con un sorriso malizioso. Quasi a voler dire "Ehi... il mio dovere l' ho fatto. Adesso datti una mossa straniero".
La testa di lei si abbandonò sul suo petto. La superficie ruvida del suo vestito gessato. La presa delicata delle sue braccia. E il profumo. Quello di storie mai raccontate, di segreti mai svelati.
"Come ti chiami". Fu lei a tentare di rompere il ghiaccio, ma non era la risposta ciò che le interessava. Ciò che voleva, in quel momento, era che il tempo si fermasse. Che quelle note, si ripetessero all' infinito. O per lo meno fino a quando non avesse il peccato che quelle labbra celavano, dietro un sorriso appena accennato.
Miles si staccò dalla sua tromba, come un uomo molla un corpo femminile. Stremato e col suo sapore ancora sulle labbra. Guardò in direzione dei due e comprese quanto fosse dannatamente bastardo il destino. Lui lì, su un palco, a suonare. E quell' estraneo, venuto da chissà dove, in mezzo a conquistare donne grazie alle sue note.
Per non parlare di quell' altro dannatissimo figlio di puttana che prende un suo disco, gli soffia via la polvere, lo lascia a partire... e si mette a scrivere.

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